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La storia di The Elder Scrolls III: Morrowind

Tra le novità di questo capitolo rispetto ai primi due della serie vi è innanzitutto la compatibilità, dal punto di vista prettamente tecnico, con la consolle di Xbox

Terzo capitolo di una fortunata saga di videogiochi iniziata negli anni ’90 e di genere Action RPG (quindi giochi di ruolo d’azione) a tema fantasy, questo specifico episodio di The Elder Scrolls rappresenta un’evoluzione importante rispetto ai quelli precedenti, in quanto tende a fornire al giocatore una maggiore e soprattutto migliore libertà di movimento all’interno dell’universo di gioco.

La serie di The Elder Scrolls (che si può tradurre dall’Inglese come Le antiche Pergamene) comunque ha avuto inizio per l’esattezza col primo episodio del 1994, The Elder Scrolls: Arena. Secondo gli ideatori, inizialmente il gioco doveva richiamare l’età medievale sia per quanto riguarda la trama che la stessa ambientazione e poi con modalità di gioco in prima persona. Tuttavia, l’arrivo di un nuovo sviluppatore, che si aggiungeva ai precedenti, ebbe l’effetto di modificare notevolmente le idee iniziali.

Infatti il videogioco si caratterizzò sia come Action RPG che cosiddetto Open World (una tipologia di videogame dove il giocatore possiede un’ampia libertà di azione all’interno di un universo virtuale e può sia affrontare immediatamente i suoi obiettivi che interagire con l’ambiente in cui si trova ed i vari personaggi al’interno di esso). Un gioco di ruolo quindi, diversamente da ciò che avrebbe dovuto essere inizialmente, cioè un videogame tradizionale di avventura, in cui il soggetto protagonista avrebbe viaggiato in diversi territori per poter diventare un campione.

Così come dall’intera saga sono sorti romanzi ed anche cosiddetti spin-off, anche da The Elder Scrolls III: Morrowind sono state realizzate due ulteriori espansioni, caratterizzate da miglioramenti grafici e di gioco, oltre che naturalmente da missioni nuove in ambienti differenti rispetto al capitolo originario. Andiamo tuttavia a scoprire di più sul terzo episodio di questa celebre saga fantasy, molto apprezzata dal pubblico e dalla critica.

Tra le novità di questo capitolo rispetto ai primi due della serie vi è innanzitutto la compatibilità, dal punto di vista prettamente tecnico, con la consolle di Xbox. Infatti, sia Arena che Daggerfall erano destinati soltanto a Pc Microsoft.Tuttavia, a evidenziarsi nettamente è soprattutto il diverso sviluppo di gioco intrapreso dagli ideatori. Nei due episodi precedenti si denotava un’esasperazione (forse eccessiva) del carattere di Open World, mentre con Morrowind invece si limita considerevolmente l’ambiente di gioco, conservandone comunque una certa libertà di movimento.

Questo cambiamento fu, alla fine, molto apprezzato ed il successo ottenuto tra gli appassionati davvero considerevole. Il terzo episodio del gioco elettronico riuscì infatti a vendere oltre quattro milioni di copie e contribuì in maniera considerevole al successo internazionale della saga ed a farla diventare definitivamente un punto di riferimento sia per il pubblico che per gli addetti ai lavori e la critica. Comunque, passiamo a conoscere meglio la storia di questo capitolo di tale magnifico videogioco.

la storia di elder scrolls III

Ambientato nella provincia di Morrowind ed in particolare sull’isola di Vvardenfell, il giocatore appena uscito da una prigione non possiede più nulla, tranne il nome di una persona a cui rivolgersi: Caius Cosades, guida di un gruppo di guerrieri chiamato l’Ordine degli Spadaccini. Questi lo incarica di indagare sul ritorno di un culto pericoloso, chiamato la Sesta Casata. Il protagonista, tuttavia, è colpito da incubi, che sembrano rivelargli di essere colui che adempie delle profezie Nerevarine.

Queste parlano di una persona che avrebbe reincarnato un vecchio eroe, Nerevar, per combattere un suo aiutante, Dagoth Ur, e sono tramandate oralmente da un’antica tribù, gli Ashlander. Tuttavia, tali profezie sono avversate dal cosiddetto Tribunale, formato dai vecchi compagni di Nerevar. Il protagonista, nel frattempo, viene a scoprire dell’esistenza di un gruppo segreto di sacerdoti che crede in tali profezie e che il “nuovo” Nerevar (Nerevarine) avrebbe sconfitto l’acerrimo nemico Dagoth Ur ed eliminato diverse malattie originate dalla Montagna Rossa, sede di quest’ultimo.

Per raggiungere tale obiettivo, comunque, il protagonista deve superare varie prove, ottenere la fiducia della tribù degli Ashlander e delle grandi casate, in modo da unirle e combattere alla fine contro la Sesta Casata. Ottenuto tutto questo, Vivec, il più importante esponente del Tribunale, interviene e porta Nerevarine a combattere da solo contro il suo avversario, al fine di evitare il coinvolgimento dello stesso Tribunale, ma anche l’accendersi di una guerra.

Il finale della storia

Una volta di fronte a Dagoth Ur, il protagonista scopre che questi stava costruendo un falso Dio, in pratica un essere meccanico con il cuore di una divinità sconfitta già in precedenza dallo stesso Nerevar. Nello scontro finale, il Nerevarine, grazie all’uso di alcune armi magiche, riesce non solo ad allontanare il pericoloso cuore divino dal suo mondo, ma anche a togliere i poteri allo stesso Dagoth Ur, evitare la devastante eruzione di un vulcano presente all’interno della Montagna Rossa e, infine, far scomparire una pericolosa malattia dall’isola di Vvardenfell.

A questo punto, Nerevarine viene portato in trionfo e considerato un eroe, riuscito nell’intento di unificare tutte le casate di Morrowind. Inoltre, egli riesce ad ottenere anche la benedizione di Azura, una dea protettrice di tutte le reincarnazioni dello stesso Nerevar.

Le caratteristiche di questo episodio di The Elder Scrolls

Questo gioco, come detto, fornisce ampia libertà di azione al protagonista e, al tempo stesso, considerevole opportunità d’interazione con l’ambiente circostante. Lo stesso giocatore addirittura può non perseguire la missione principale, bensì avviarsi verso una propria carriera all’interno di una fazione, col limite tuttavia di poterlo fare soltanto per una casata alla volta. Inoltre, con la vittoria sull’avversario principale, Dagoth Ur, il gioco non si conclude, ma si può continuare, facendo così progredire ulteriormente il proprio personaggio.

Comunque, lo stesso ambiente di gioco è considerevolmente vasto e può essere esplorato a piedi, ma anche con diversi mezzi: dalle barche fino a degli insetti giganti particolari, passando poi per una sorta di teletrasporto. Il videogioco, poi, permette di giocare sia con una visione in prima persona che in terza, ma col giocatore visto da dietro. Di conseguenza, le modalità e la libertà di gioco è massima e assai varia.

Se siete interessati alla storia dell’intera saga date un’occhiata al nostro articolo.

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