Videogiochi

Top 10 videogiochi: ecco i migliori FPS

Fate attenzione, perché, appunto, la discriminante è che questi giochi potete ancora giocarli ad una qualità decente

Bentornati, altro giro, altra top ten: stavolta è il turno dei first person shooter, che da ora in poi chiameremo FPS, altrimenti non finiamo più. Dal nostro modo di vedere, gli FPS sono strettamente collegati all’industria dei videogiochi in generale, perché le loro fortune sembrano essere strettamente legate; tocca praticamente sempre agli FPS, infatti, con la loro costante ricerca di fotorealismo, il ruolo di stress test per far mostrare i muscoli alle nuove componenti hardware. Siete così “maturi” (scusate ma non ci piace definirci “vecchi”) da ricordare il tormentone: “Ma ci gira Crysis?”?

Ecco, allora potete capire di cosa sto parlando. Ecco, quindi il nostro elenco di FPS che vale la pena giocare. Fate attenzione, perché, appunto, la discriminante è che questi giochi potete ancora giocarli ad una qualità decente e, soprattutto, su piattaforme che avete ancora a casa. Ci rendiamo conto che questo lascia fuori tanti capolavori (uno su tutti: Goldeneye per Nintendo 64), ma ci sembrava poco utile dirvi: “Guardate che figata questi giochi! Veramente bellissimi, peccato che non possiate giocarci!”

Half Life

Il re indiscusso, il first person shooter di cui tutti stiamo ancora aspettando il seguito (ormai è diventato un tormentone, chiedere quando uscirà Half life 3). Il secondo capitolo di questa saga ha rappresentato uno spartiacque per il settore dei videogiochi, ha indicato la direzione che non tutti i suoi epigoni però sono stati in grado di seguire. E la sensazione è proprio che il terzo volume non uscirà fino a che Valve non sentirà di poterci offrire un capolavoro altrettanto rivoluzionario.

Ed il primo motivo per cui Half Life è stato rivoluzionario è: la storia! Partito dagli stessi presupposti di Wolfenstein e Doom (vi ricordate l’analogia tra videogiochi e pornografia di Carmack, sì?), Half Life prende presto un’altra strada e viene chiamato uno scrittore professionista; ma non è tanto questo elemento a fare la differenza (vi assicuriamo che non è che la storia di Half Life sia qualcosa per cui strapparsi i capelli), ma come viene gestita la narrazione: per la prima volta, la storia viene raccontata senza mai interrompere il flusso del gioco, ogni elemento che compone un tassello della storia viene presentato attraverso sequenze di gioco, non andando così a rompere l’immersione del giocatore.

Far rimanere sempre il giocatore immerso nel gioco, infatti, sembra essere stato il Mantra di Valve che ha influenzato ogni decisione presa: il protagonista, il Dott. Gordon Freeman, non dice nemmeno una parola pur di non farci uscire dal personaggio!

Come anticipato quando abbiamo parlato di Halo, anche in questo caso c’è un prima e un dopo Half Life, e vi possiamo assicurare che il mondo dei videogiocatori non si stancherà mai di chiedere: “Ma quando esce Half Life 3?”

Borderlands

Mentre aspettiamo spasmodicamente che venga annunciato il terzo capitolo di questa saga, proviamo a consolarci con qualsiasi cosa contenga il personaggio di Handsome Jack. Il “cattivo” del secondo episodio è un personaggio talmente scritto bene e divertente che ci accontentiamo anche di Borderlands: il pre-sequel o del Boderlands della Telltale. Rimane il fatto che, però, ci manca la saga originale, ci manca il suo stile inconfondibile fatto da un cel-shading allo stato dell’arte che rende accessibile l’ultraviolenza di cui è capace il gioco, ci mancano i suoi personaggi fuori di testa e i siparietti che inscenano.

Perché così tanto amore per un videogioco? I motivi sono tanti, a partire dai rinvigorente elementi da gioco di ruolo, passando per le meccaniche perfettamente oliate, ma se dovessimo scegliere un solo motivo per acquistare questo gioco, bhè, non avremmo dubbi nel scegliere il livello di scrittura: non parliamo della storia (alla fine la trama è anche piuttosto banalotta), ma proprio della profondità che i ragazzi di Gearbox sono riusciti a conferire ai personaggi, colmando quello che è un problema abbastanza classico dei first person shooter. Ultima chicca di questo gioco che è già un capolavoro di suo: si può giocare interamente con altri 3 amici. Divertimento assicurato!

Far Cry 3

Far Cry 3 si apre con una sequenza che ti fa sperare che quelli in video siano gli antagonisti e siamo arrivati a sperare che, una volta finito il filmato, qualcuno ci mettesse in mano un lanciafiamme per farli fuori. Immaginate un gruppetto di ragazzi americani figli di papà impegnati a fare gli imbecilli su un’isola esotica e capirete il motivo di tutto questo livore. Tanto è che vero che nelle prime fasi ci si trova a fare il tipo per i cattivi ufficiali del gioco, una sorta di pirati malesi che hanno preso in ostaggio i ragazzi, ma poi la storia decolla, ritroviamo un po’ di empatia nei confronti del nostro protagonista e la vendetta comincia a scorrere nelle nostre vene.

Al di là della simpatia che possiamo provare per il nostro alter ego digitale, rimane il fatto che Far Cry è un grande gioco, un open world vastissimo che Ubisoft ha usato per perfezionare la sua formula. A donare ulteriore profondità al titolo, contribuiscono alcuni elementi da gioco di ruolo che possiamo utilizzare per personalizzare il nostro personaggio; per carità, niente di particolarmente innovativo, ma sono presenti tre rami di abilità da perfezionare e anche il crafting degli oggetti. Tutta questa libertà di approccio fa in modo che Far Cry non risulti mai banale e ripetitivo: dovrete sempre girare con occhio aperto perché il gioco sa essere molto imprevedibile e la giornata può volgere al peggio nel giro di pochi secondi!

Crysis

Come ricordato nell’introduzione, chi ha un po’ più di anni di videogiochi alle spalle ricorderà sicuramente il tormentone “Ma ci gira Crysis?”

Come è nata questa cosa? Bhè, al tempo il Cryengine 2 (diretto successore del motore grafico usato per il primo Far Cry) costringeva ai lavori forzati tutto l’hardware e solo i fortunati che possedevano macchine potenti potevano bearsi di tutta la bellezza del gioco. Schede grafiche strizzate fino al midollo, processori ai quali venivano richiesti gli straordinari, ventole che sembravo aerei in fase di rullaggio, tutti le componenti del PC dovevano collaborare con il gioco-vampiro di Crytek per mettere in scena tutta quella meraviglia grafica.
Ma quindi, Crysis è in questo listone solo perché è bello?

Assolutamente no! Crysis può essere considerato l’erede spirituale di Far Cry e, oltre a condividere il motore di gioco, ne riprende anche alcune meccaniche fondamentali, una su tutte la libertà di esplorazione: sì, perché tutta quella capacità di calcolo non serviva solo per farci ammirare tutte le foglie degli alberi e i fili d’erba mossi dal vento, ma veniva sfruttata anche per concederci una libertà d’azione che ci permette di scegliere l’approccio a noi più consono. Tutta questa libertà, veniva anche supportata da uno degli elementi più fighi di Crysis: la Nanosuit. Il nostro personaggio, infatti, utilizza un’armatura futuristica che, oltre a darci informazioni inerenti il nostro stato e posizione, ha quattro modalità diverse che supportano diversi stili di gioco: a seconda che vi piaccia essere stealth o prendere a cartoni in faccia i nemici, potete settare la vostra Nanosuit su Cloak o Strength.

Titanfall 2

Titanfall è un gioco sfigato… il perché è presto detto: soprattutto nella sua seconda iterazione, è stato “usato” (con tante virgolette intorno) da Electronic Arts per far fuori CAll of Duty. Le alte sfere di EA, infatti, hanno deciso di far uscire il gioco di Respawn Entertainment in contemporanea al loro colosso Battlefield 1 per saturare il mercato coprendo con la loro offerta sia la parte “storica” (Battlefield 1 è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale che quella fantascientifica.

Il piano di EA è anche riuscito, ma non è che servisse molto sforzo: i fan della serie erano già abbastanza inferociti con Activision per la svolta futuristica di alcuni Call of Duty (aho, lo so che è detta male, ma prendetevela così: per spiegare la situazione dei CoD servirebbe un video a parte). Ma perché dirvi tutta sta roba? Per rimarcare che Titanfall 2 avrebbe meritato molta più fortuna e l’avrebbe avuta se non fosse stato usato come vittima sacrificale: il gioco è un ottimo FPS, adrenalinico, ispirato e molto curato dal punto di vista dell’ambientazione.

Respawn ha un punto di vista originale sugli FPS e ce li mostra in questa sua perla che, rispetto alla concorrenza, può vantare un’importante variazione sul tema: Jack Cooper, il nostro protagonista, potrà avvalersi non solo di rampini e altri gadget futuristici che rendono interessante l’esplorazione degli ambienti, ma potrà anche guidare i Titan, gigantesche macchine da guerra antropomorfe che Cooper dovrà sfruttare per tenere alto il nome della Milizia. L’interazione tra il nostro personaggio e la macchina fa in modo che il gameplay non venga mai a noi e mette in scena un interessante legame che vi farà immedesimare ancora di più nella storia.

Doom

Metallo!!! Sul serio, mi piacerebbe tanto fare tutto questo spezzone urlando Metallo!!! Sono abbastanza sicuro che questa cosa non sarebbe gradita, quindi cerchiamo di rimettere la testa a posto. Il primo Doom è stato una pietra miliare dei videogiochi e, insieme a Wolfenstein, ha dettato le basi degli FPS: al tempo, questi giochi spopolarono, facendosi forti di una violenza esagerata che mandò in visibilio i giovani dell’epoca.

Cosa ci rimane 25 anni dopo di quel Doom? Ci rimane tutto lo spirito che, grazie ai ragazzi di id Software, nel 2016 è tornato a vivere nel nuovo Doom (così, secco, senza numeri o punti esclamativi, giusto per non creare confusione). Il nuovo Doom ha fatto nei videogiochi quello che Mad Max: Fury Road ha fatto nel cinema: entrambi sono riusciti ad aggiornare due miti, partendo dall’esatta identificazione dei punti di forza e riproponendoli senza snaturarli. Ah, ed entrambi hanno messo anche le chitarrone ribassate… tante chitarrone, che non fanno mai male.

Scordatevi quindi il PG-13, Doom non fa sconti a nessuno e si riprende da dove aveva lasciato, ovvero mettendo in scena poveri demoni spaziali che vengono massacrati in modo altamente violento. E i ragazzi di id Software sanno fare benissimo queste cose, basandosi su tre semplici capisaldi: azione frenetica, armi grosse e musica a palla! Contrariamente a quanto pensava John Carmack, uno degli storici creatori del primo Doom, che metteva la trama dei giochi sullo stesso livello della trama nella pornografia, qui ci provano a mettere una sorta di storia a muovere le nostre azioni; ma, sul serio, a chi interessa della storia quando puoi rompere la testa di un demone con un pugno a suon di metallo?

Wolfenstein 2

Il tiro al nazista dovrebbe essere lo sport nazionale (di tutte le nazioni, oltretutto) e Wolfenstein ci può venire in soccorso per realizzare questo piano. Il titolo nasce all’inizio degli anni ‘80, ma è solo nel 1992 grazie a Wolfenstein 3d che prende la forma con cui abbiamo imparato a conoscerlo e con la quale, insieme a DOOM, ha plasmato il genere degli FPS. Nel 2009, finalmente, Wolfenstein viene consegnato alla nuova generazione con un nuovo inizio, che, però, non ignora i giochi usciti in precedenza.

Dal 2009 ad oggi, l’agente B.J. Blazkowicz è comparso in tre videogiochi e dopo il primo episodio, in cui i Raven Games si erano focalizzati più sull’esperienza di gioco che sullo svecchiare l’atmosfera generale, la palla è passata ai Machine Games e le cose sono decollate: Wolfenstein 2: The New Colossus è universalmente riconosciuto dalla critica come un videogioco che riesce a tenere perfettamente in equilibrio un’azione adrenalinica con uno storytelling coinvolgente. Oddio, a noi bastava anche solo sparare ai nazisti, però non ci lamentiamo di certo!

Bioshock

Troppo spesso quando si parla di FPS si vuole far passare il messaggio che siano giochi da affrontare a cervello spento. Ecco, se avete giocato a Bioshock sapete esattamente cosa rispondere ad una stupidaggine del genere. Perché? Perché Bioshock fa un passo avanti e non si limita a mettervi di fronte all’ennesimo cattivo fuori di testa di turno; non che ci sia nulla di male a creare un nemico e nella catarsi della sua sconfitta (vi abbiamo già accennato quanto ci piace sparare ai nazisti), ma è molto interessante fare la conoscenza dell’antagonista creato da Ken Levine: Andrew Ryan, magnate, visionario, pazzo.

Chi è Andrew Ryan? Andrew Ryan è un personaggio complesso, ha creato Rapture, un’utopia subacquea, per liberare l’uomo dai vincoli creati da politica e religione e permettergli di realizzare il suo potenziale attraverso l’iniziativa personale. All’inizio del gioco, vi troverete a fare la conoscenza di una Rapture ormai decaduta e degli ideali di Ryan e, probabilmente, vi troverete anche ad apprezzarli; ma le cose sono destinate a cambiare presto e più farete la conoscenza degli ultimi sopravvissuti della città e dei motivi che l’hanno portata alla rovina, più vi accorgerete che quella che doveva essere un’utopia, un sogno di liberazione, si è trasformata in breve in una distopia, funzionale solo a mantenere un controllo serrato sulla popolazione.

Per farla breve, Bioshock fa esattamente quello che dovrebbe fare la buona fantascienza, ci immerge in un futuro ipotetico, ma parla della realtà odierna e Ken Levine, in questo senso, non risparmia critiche a nessuno: capitalismo, comunismo, religione, vengono visti tutti come orpelli che sviliscono la libertà degli uomini.

Ok, la smetto per evitare di cadere in spoiler e aggiungo solo che, oltre che profondo, Bioshock è anche molto divertente da giocare, grazie ad un gunplay che, anche se non si può avvalere di una grande quantità di armi, fa egregiamente il suo lavoro e all’introduzione dei Plasmidi, modificatori genetici che vi conferiranno poteri notevoli che doneranno ulteriore profondità al gameplay.

Halo

I giochi di questo listone sono tutti capolavori, ma solo due possono fregiarsi di aver avuto un impatto devastante sull’industria tutta: uno è proprio Halo, l’altro lo troverete alla posizione numero uno. Al di là dei gusti personali, si deve riconoscere che Halo è uno spartiacque, c’è un prima e un dopo Halo, e il suo impatto sul mercato è stato devastante; d’altronde, è nato per rasentare la perfezione visto che Microsoft si è legata a doppio filo con Halo per il suo ingresso nel mondo dei videogiochi. Come già anticipato nell’introduzione, spesso gli FPS vengono usati per dimostrare la potenza al nuovo hardware ed è stato esattamente questo l’obiettivo della casa di Redmond; obiettivo che i ragazzi di Bungie hanno centrato in pieno, dando una forte spinta alle vendite di Xbox.

Dal primo Halo: Combat Evolved ad oggi, è storia: Microsoft ha messo al centro del suo universo Halo (un esempio: l’assistente virtuale di Windows si chiama Cortana, come l’intelligenza artificiale del gioco) e si è sempre appoggiata al suo asso nei momenti di bisogno, tanto che ormai è difficile definire Halo soltanto con la parola gioco.

Il termine più appropriato potrebbe essere Piattaforma… ecco, sì, Halo è diventato una piattaforma, una base solida da cui, di volta in volta, vengono lanciati prodotti diversi: Halo non è più solo il FPS che ha fatto la Storia, ma è un veicolo per varie storie che, di volta in volta, sono raccontate con media diversi: fumetti, film (anche se poi naufragati), libri, strategici in tempo reale, giochi da tavolo!!! Esistono addirittura le versioni di Halo sia di Risiko che del Monopoli!

A cosa dobbiamo tutto questo successo? In che modo Halo ha cambiato il mondo degli FPS? Direi che il tutto è dovuto a due elementi principali:

  • ambientazione: stiamo parlando di una fantascienza solida, anche classica nel suo affrontare le tematiche tipiche del genere, ma visivamente fuori scala. Il gioco è bello, ispiratissimo e riempie gli occhi. Ciliegina sulla torta: la caratterizzazione dei personaggi
  • le innovazioni: tanti degli standard che vediamo oggi nei videogiochi sono proprio nati con Halo (dall’uso dei mezzi pesanti alle interfacce), ma se dovessimo sceglierne una, diremmo senza pensarci troppo, l’intelligenza artificiale che anima i nemici e che, finalmente, ci fa pensare di avere contro degli esseri, più o meno, senzienti e non della carne da macello che si muovo solo per essere crivellata dai nostri colpi!

F.E.A.R.

Per la quota horror di questo listone, inseriamo il gioco di Monolith, perché F.E.A.R., acronimo di Firts Encounter Assault Recon, oltre ad aver fatto la storia del genere, ci ha sempre fatto tantissima paura. Non ci credete? Vi sembriamo esagerati? Allora provate e poi diteci se dopo aver incontrato Alma non comincerete ad accendere tutte le luci di casa!

Alma è una simpaticissima bambina che esteticamente ricorda quella di Ringu (o The Ring, se preferite) e ci farà compagnia per tutto il gioco, tenendo la simpatica abitudine di apparire a tradimento, muoversi a scatti e farvi tirare giù tutte le imprecazioni che conoscete. Se aggiungete il fatto, che Alma ha dei poteri che la fanno sembrare la versione ancora più pericolosa della Carrie di Stephen King, avrete il quadro completo. Il gioco ha anche due seguiti che ne sviscerano ulteriormente la storia: fateci sapere se avete il coraggio di giocarli!

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